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giovedì 22 novembre 2012

Il viaggio è solo all'inizio


di Maurizio Gino Morandini

Due mesi. Un lasso di tempo relativamente breve per poter azzardare anche solo qualche parziale giudizio su un Paese diverso dal proprio, però forse sufficiente per iniziare ad annusarne l’aria, a tastarne gli umori, a gustarne i primi titubanti bocconi. Non è sufficiente viaggiare per conoscere il mondo; se non si ha il coraggio di spogliarsi dei propri schemi mentali, delle incrostazioni culturali che rendono miopi, si potranno al più collezionare immagini esotiche e strambi ricordi da raccontare ad amici e parenti una volta tornati tra i rassicuranti confini natii. Porsi in silenzioso ascolto, mettersi in disparte e osservare discreti, senza lasciarsi abbindolare dalle abitudini note, che prepotenti premono per riemergere dall’angolo in cui son state relegate; cercare di entrare in relazione paritaria con chi si ha di fronte, provare a comprenderne gli usi, i costumi, i modi di dire e di agire, cominciare a sondarne mentalità e cultura, stupito ma non ingenuo esploratore: è forse questa la strada migliore per far fruttare la possibilità di viaggiare, di spostarsi, di migrare. Questa, almeno, è la via che ho intrapreso giungendo a Ilembula, Tanzania, il 20 settembre scorso; potrebbe essere errata, non credendo esista il valore assoluto di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma ho deciso di percorrerla speranzoso, convinto di ricavare soddisfazione e insegnamenti preziosi lungo il cammino. Fino ad ora sono due le cose che mi hanno colpito maggiormente, e portano nomi irresistibili: allegria e serenità. L’allegria è contagiosa: le persone, pur con il carico di fatica che l’esistenza ha dato loro, sembrano sempre contente, lavorano con leggerezza, salutano con il sorriso sulle labbra; non è per nulla complicato lasciarsi trascinare, coinvolgere da questa gaiezza che risveglia la voce dell’infanzia, spesso oscurata dalle esigenze del diventare grandi. Mi piace sostare e ammirare il riso spontaneo che nasce nell’incontro con l’altro, amico od estraneo che sia, mentre in altri luoghi l’altro spaventa, fa paura perché costringe a confrontarsi con se stessi, a riconoscere il proprio volto nel volto di chi si ha di fronte. Non si tratta di semplice accoglienza o di disponibilità, è mancanza di barriere, di steccati che dividono, che proteggono l’io dagli altri. In me rimane la consapevolezza di essere un mzungu, uno straniero dalla pelle bianca, e ciò è una costante che non potrà mai scomparire. Tuttavia, questo essere straniero non comporta un’alterità spiccatamente marcata come accade invece spesso in situazioni capovolte; qui è possibile sentire a fondo l’appartenenza all’unica grande famiglia che ci rende tutti fratelli. La serenità, poi, è forse la caratteristica che più ho apprezzato, ritrovandola in dosi talmente massicce da non credere potesse esistere una tranquillità siffatta. I ritmi a cui ci costringe, e ci abitua, la nostra società sono talmente rapidi e frenetici che risulta quasi impossibile ritagliarsi gli spazi necessari per potersi distendere e rilassare; le attività che si affrontano quotidianamente sono foriere di un’alta quantità di stress, perché intrise di imperativi contrari al benessere psicofisico dell’essere umano: efficienza, efficacia, velocità, competitività, accanita difesa dello status acquisito, volontà di rapida risalita della scala sociale. In Tanzania, osservando la gente mentre compie i propri riti quotidiani, mentre lavora, cucina, chiacchiera o commercia, ci si accorge che nulla si trova sotto la mannaia della fretta; si adempie alle proprie faccende con calma e distensione, senza frenesia. Non pare esserci quella spasmodica attesa di qualcosa di là da venire, che nell’opulento Occidente lascia un pertugio di insoddisfazione nelle nostre menti, sempre tese verso nuovi obiettivi, verso scopi futuri, suggerendo che, forse, si ama più il desiderio in sé che la cosa desiderata: insoddisfatti, mai appagati, cerchiamo di colmare il vuoto dei sentimenti riempiendoci di oggetti da possedere, mete da raggiungere, posizioni da conquistare. Nei tanzaniani colgo invece una profonda serenità nei confronti della propria esistenza, una serenità che permette di gustare ogni giorno, ogni ora, ogni attimo vissuto, sorta di carpe diem africano, che aiuta ad affrontare con animo lieto e fortificato gli accidenti, le perdite, gli imprevisti, anche i più dolorosi. Può benissimo darsi che questa linea di lettura sia dettata più dai miei stereotipi e dai miei bisogni nascosti; può essere che la chiave di interpretazione utilizzata in questa breve analisi sia completamente fallace, e non condivisibile da chi conosce maggiormente questa realtà. Nonostante questo, sono felice di trovarmi a Ilembula e di respirare quest’aria, riempiendomi i polmoni di allegria e serenità come da tempo non accadeva. Se poi mi sarò soltanto illuso, sarà comunque un’illusione da cui sarà dolce lasciarsi cullare, almeno fino al momento in cui il velo verrà squarciato e la realtà mi apparirà nelle sue tristi vesti. Il viaggio è solo all’inizio, le acque sono ancora immote e il vento soffia fresco e leggero, mentre in lontananza mi attrae l’ipnotica nenia di affascinanti sirene

mercoledì 7 novembre 2012

Trent’anni per una storia di pace

Nel 2013 saranno Trenta gli anni di fondazione del CO.P.E.-Cooperazione Paesi Emergenti, ONG catanese che opera in Africa e America Latina: trent’anni viaggiando in Tanzania, Guinea Equatoriale, Guinea Bissau, Angola, Tunisia, Madagascar e Perù; trent’anni trascorsi insieme alle popolazioni di questi paesi che vivono da sempre in povertà, senza la sicurezza di uno stato sociale che permetta loro di vivere in condizioni dignitose, senza opportunità di lavoro e di riscatto.
La nostra ONG intende avviare un percorso che ci porterà a riflettere sui progetti realizzati ma anche su tutto ciò che ancora c’è da fare: Trent’anni per una storia di pace, un incontro pubblico aperto a tutti sarà il primo passo di questo percorso!!!

Sabato 10 Novembre, dalle 10 alle 18, presso Palazzo della Cultura a Catania, racconteremo e ripercorreremo insieme a volontari e amici il nostro percorso tra estero e Italia, il nostro impegno nei paesi in cui siamo presenti ma anche la nostra presenza nelle scuole regionali, le collaborazioni con enti locali e associazioni del territorio attraverso foto e video. Inoltre, presenteremo l’anteprima del calendario CO.P.E. 2013 dedicato alla Guinea Bissau e al trentesimo!

La giornata del 10 novembre si inserisce nella cornice di “Sicilia Musica Estate – MED in FEST”, in programma dall’8 all’11 Novembre, a Catania, tra Piazza Bellini, Via Teatro Massimo e il Palazzo Platamone con un programma culturale e musicale ricco di appuntamenti importanti e durante il quale avremo uno stand in via Teatro Massimo per tutta la durata del festival! La manifestazione è dedicata al Mediterraneo ed alle sue peculiarità culturali, siano esse legate all’arte, alla musica ed ai sapori, alle produzioni artigianali ed è organizzata dall’Associazione Culturale Quetic.

Inoltre, DOMENICA 11 NOVEMBRE, dalle 9 alle 14, saremo al Monastero dei Benedettini per la FeraBio di Novembre e presenteremo anche lì il nostro nuovo calendario!
Vi aspettiamo!

Il CO.P.E. inoltre, ha in programma altri appuntamenti per far conoscere le proprie attività e coinvolgere la cittadinanza in tematiche riguardanti lo sviluppo sostenibile, l’integrazione fra culture diverse e il sostegno ai progetti.
 
Per info e contatti: CO.P.E., via Crociferi n. 38, Catania, tel:095-317390;
sito: www.cope.it

lunedì 5 novembre 2012

Compagnia la Giostra

Cari connazionali,

anche quest’anno  l’Ambasciata d’Italia ha deciso di organizzare un evento musicale di beneficienza ed il gruppo prescelto e’  la Compagnia La Giostra,  composto da tre artisti che si occupano di ricerca, recupero e diffusione della musica antica ed etnico-popolare siciliana e mediterranea.

Dopo il concerto saro’ lieto di offrirVi una cena a base di prodotti tipici siciliani che sara’ preparata da un cuoco all’uopo invitato dall’Italia, lo chef Gaetano Billeci, membro dell’Accademia della Cucina siciliana.

I proventi della vendita dei biglietti saranno destinati alla Missione di Ismani (regione di Iringa), gestita da religiosi provenienti dall’Arcidiocesi di Agrigento impegnati in progetti sociali a favore degli anziani e degli orfani, che sono tanti a causa della diffusione in quella zona dell’infezione da HIV.

Dato la finalita’ caritatevole, Vi saro’ grato se vorrete partecipare e diffondere l’invito fra i Vostri amici  e conoscenti.

I biglietti sono immediatamente disponibili presso quest’Ambasciata al prezzo di 80.000 Tsh. e possono essere prenotati telefonando al numero 2117369, oppure al 2123010/11  ext. 110.

Certo che apprezzerete la qualita’ della musica e la bonta’ della cucina, Vi aspetto numerosi  alla mia Residenza  la sera di venerdi’ 23 novembre alle ore  19.30.

I piu’ cordiali saluti,

Pierluigi Velardi