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martedì 18 settembre 2012

Expo 2015: aderisce anche la Tanzania

da Ansa.it
La Tanzania aderisce all'Expo ed è il novantasettesimo ingresso, l'annuncia il Commissario Generale dell'Expo Milano 2015, Roberto Formigoni, che ha dichiarato: ''Nel dare il benvenuto alla Tanzania, registro ancora una volta il vivo desiderio del continente africano di essere protagonista nel mondo dell'Esposizione Universale italiana''. ''Meta' dell'Africa, ormai - ha aggiunto - e' gia' con noi e questo e' un dato che va giudicato come assolutamente significativo''.

sito ufficiale: www.expo2015.org

giovedì 13 settembre 2012

Cena e concerto solidale


CARI AMICI
VENERDI' 21 SETTEMBRE SIETE TUTTI INVITATI ALL'AZIENDA AGRITURISTICA "LA MERLETTA"PER UNA CENA E UN CONCERTO SOLIDALE PER LA RACCOLTA FONDI PER LA COSTRUZIONE DELLA NUOVA CASA ACCOGLIENZA PER I BAMBINI DEL KISEDET

http://www.kisedet.org
KISEDET KIGWE SOCIAL ECONOMIC DEVELOPMENT AND TRAINING


Si tratta di una cena della tradizione
un menù conviviale, semplice ma saporito
taglieri misti di formaggi e salumi, insalata mista, verdure in agrodolce sott’olio, polenta e grigliata di carne
… acqua, vino, dolce, caffè e amaro compresi … !!!
al prezzo “solidale” di 20€  a persona.
.... inoltre il divertimento è assicurato con il concerto live e gratuito dei "GOOD VIBRATIONS"
gruppo che attinge dalle radici del rock, blues e folk con un repertorio di classici e con incursioni anche nella canzone d'autore italiana ma non mancherà qualche sorpresa
.... a seguire musica revival 70-80-90 con DJ MAX!!!!!
Purtroppo i posti sono limitati e serve obbligatoriamente la prenotazione
(rispondete direttamente a questa e-mail o telefonate a Ilario 335-8007631)
Il ricavato della cena e delle donazioni verrà totalmente devoluto alla
Vi aspettiamo alle 20 presso l’azienda agrituristica
LA MERLETTA INAWAKAN
  che generosamente ci ospita
per info www.lamerlettainawakan.it - Via della Merletta, 6/8 Almè -BG-


Per qualsiasi informazione:
“Gruppo Tanzania Onlus” - Via S. A. Carminati, 28 - 24053 Brignano Gera d’Adda (Bergamo)    
 tel. 333.5946876  e-mail info@gruppotanzaniaonlus.org
Grazie Mille! ( Asante sana !)       Lo staff del Gruppo Tanzania Onlus


domenica 2 settembre 2012

Viaggio in Tanzania

di Simona Di Michele


 


All’aeroporto del Cairo il tempo a disposizione per immaginare come sarà la Tanzania è veramente molto. Ritorni con la mente ai resoconti di viaggio di chi in Africa c’è stato innumerevoli volte, e avanzi delle ipotesi su quello che potrà capitarti di vivere, memore dei racconti che ti ha confidato chi ha lavorato per anni in un villaggio sperduto tra le montagne del sud, a diretto contatto con le difficoltà e le sofferenze di un popolo millenario.

Come ci si prepara ad affrontare un viaggio nella terra considerata la culla della civiltà? Quante, delle proprie convinzioni, è bene lasciare a casa, e quanto di se stessi si è disposti a mettere in gioco nel corso di un’esperienza simile? Sulla scia di queste riflessioni, arriva l’annuncio dell’apertura del gate per l’imbarco. Destinazione Dar es Salaam, il cuore della “terra delle foreste e delle savane”, l’antica Tanganica.




L’ombelico del mondo. Dar si rivela da subito una metropoli fagocitante, in frenetico movimento fin dalle 7 del mattino. La valanga di macchine e di bajaji, le rumorose apette che smarcano veloci qualsiasi cosa gli si pari di fronte, sfreccia senza sosta, un movimento paragonabile solo alla fiumana di persone che, sul ciglio della strada priva di marciapiedi, cammina a passo cadenzato, con aria indifferente. La città è un tripudio di cartelloni che pubblicizzano prodotti occidentali, i lunghi tentacoli delle multinazionali la fanno da padrone nella vendita di bibite gassate e nei servizi di telefonia mobile, senza contare gli oscuri cantieri che campeggiano ai lati dei piccoli banchi di frutta o delle botteghe improvvisate dove si vendono prodotti artigianali. Una sconfitta soprattutto per i seguaci politici del primo partito del paese, quello socialista di Nyerere, il presidente grazie al quale la Tanzania si è resa indipendente negli anni sessanta. Oggi, quei cantieri per lo più cinesi e indiani, i maggiori costruttori della zona, fanno da macabro sfondo ai tanti venditori ambulanti tanzaniani intenti a chiedere l’elemosina ai semafori rossi.
Non ci vorrà molto, nel corso del viaggio, per abituarsi all’invito incessante degli uomini e dei ragazzi che si offrono come tassisti o guide turistiche, all’aeroporto come alla stazione dei pullman e dei dala-dala (i piccoli autobus della città), e al porto, da dove partono i traghetti per Zanzibar. Avere un tassista in città, del resto, non è affatto un lusso. Il nostro punto di riferimento in questo senso è Aji, un ragazzo di circa trent’anni, dal sorriso timido e una lieve balbuzie.
I segni della città, Aji li porta tutti sul volto: tre anni fa, quando ancora faceva il tassista nelle ore notturne, ha caricato in macchina dei presunti clienti che lo hanno minacciato per portarlo in un posto isolato. Lì, dopo averlo picchiato e sfregiato con un machete, lo hanno derubato lasciandolo solo e lontano dal centro. Da allora Aji non lavora più di notte, e quando gli chiediamo qual è la tariffa per la corsa in taxi, ci guarda sorridente e dimesso: “Quanto volete”, dice in swahili. Lo incontreremo ancora durante la nostra permanenza, intanto è con il suo caloroso “Karibu Tanzania!” che riceviamo il nostro primo benvenuto.
Il pipistrello di Zanzibar. Il centro dell’isola, Stone Town, assomiglia ad una casba, per quell’intrigo di viuzze strette, con il Jaws Corner dove gli uomini si ritrovano dopo il lavoro per giocare a dama, bere e fumare assieme. Il richiamo alla preghiera del muezzin aleggia nell’aria, ed è la dolce melodia che ci fa risvegliare alle 5 del mattino sotto la zanzariera del nostro letto alla guest house dove alloggiamo. Un acquazzone improvviso, nel corso della giornata, rende le strade un manto d’acqua sudicia, ma gli abitanti non ci fanno caso, proseguono per la strada in sella alle loro biciclette o intenti a trascinare a mani nude pesanti carri ricolmi di roba.
Ali Jouss è uno zanzibarino dall’aria vissuta, ci nota dall’angolo della strada, ci parla in un buon italiano, e decide di sua iniziativa che sarebbe stata la nostra guida in città. Camminare al suo passo è praticamente impossibile. La sua falcata, apparentemente lenta, è lunga ed implacabile, e a guardarlo muoversi a quell’andatura si ha davvero l’impressione che il concetto stesso di tempo, da queste parti, abbia tutto un altro ritmo. Ali Jouss ci scorta verso l’antico mercato degli schiavi, oggi sovrastato da una chiesa anglicana, e la sua voce diventa più appassionata quando ci mostra il monumento in ricordo della schiavitù, dove sono ancora presenti le pesanti catene che stringevano collo, polsi e caviglie di migliaia di uomini e donne. Una vena di orgoglio trapela anche quando ci fa da cicerone nella residenza del sultano, e ci ricorda la storia della rivoluzione di Zanzibar, grazie alla quale è stato rovesciato il sultanato. Quando gli chiediamo della sua di storia, Ali assume un’aria più malinconica. Di fronte ad una birra, e continuando ad accendere e spegnere sigarette, ci confida che lui e il suo popolo sono arrabbiati per via della situazione politica tra Zanzibar e la Tanzania, soprattutto perché la fusione impedisce all’isola di essere totalmente indipendente. Ali, penultimo di sei fratelli, non vede prospettive rosee per il suo futuro. Vorrebbe tornare a Dar per proseguire gli studi, ma deve accudire la madre malata, e ogni progetto più lungimirante sembra spegnersi sul suo volto scavato. “Sono come un pipistrello”, conclude “Non sono né un uccello né un animale”.

Verde, azzurro e giallo. Sono i colori della bandiera della Tanzania a fornire la sintesi perfetta di tutto ciò che la natura di questo paese sa regalare. Il verde, simbolo della vegetazione, è la natura rigogliosa e gigantesca che, nella stagione delle piogge, avvolge città, villaggi di costa e paesi sperduti nell’interno del paese. Dalle piantagioni di spezie a Zanzibar, alle altissime palme da cocco sulle spiagge e tra le rovine del sultano all’isola di Kilwa, fino alle piccole foreste disseminate per il Ruaha Park durante il safari, la natura africana è esattamente come la si immagina, imponente e placida, radicata fin dentro le viscere della terra e slanciata a perdifiato dentro l’azzurro. Azzurro, appunto, il secondo colore della bandiera, quello del cielo e dell’oceano, i due elementi più stupefacenti perché letteralmente privi di confini. E su tutti, il giallo, la luce del sole che colora di mille sfumature le grandi distese delle coltivazioni di grano, le risaie, le città. Dall’alba al tramonto, la natura offre uno spettacolo unico, accompagnato dal silenzio stupito e incredulo di chi ha la fortuna di osservarlo.


Verso l’interno. Per raggiungere Nyololo, un piccolo villaggio del sud a un’ora di distanza dalla città di Iringa, sono necessarie nove ore di pullman da Dar. Durante il viaggio ci sono poche e brevissime soste, l’autista avverte sempre troppo presto con una sonora suonata di clacson che il mezzo sta per ripartire. La folle velocità in cui si viaggia diminuisce di poco solo nei punti più critici, dove le buche e la fanga della strada rischiano di bloccare le ruote. In compenso, lo scenario che si vede dal finestrino è un diversivo notevole. La bellezza dei paesaggi in Tanzania si nasconde anche nella loro diversità, il passaggio dai villaggi di costa a quelli sulle Urungu Mountains ha dell’incredibile. Si passa dalle distese di palme da cocco, dalle grandi spianate di terra verso il mare ai pericolosi tornanti di montagna e alle vallate dove si susseguono case di fango e paglia, chiuse tra le vette e le piantagioni di girasole.
Iringa è una cittadina più modesta di Dar, e se nella metropoli la gente guarda i “mzungu”, i bianchi, con curiosità e una buona dose di opportunismo, a Iringa vige di più uno stato di sottile diffidenza. Il villaggio di Nyololo accoglie le strutture della Ong catanese Cope (Cooperazione Paesi Emergenti), con la quale viaggiamo. I progetti dell’organizzazione riguardano un ospedale, la shamba (la fattoria) e un centro per bambini orfani. Nella nostra breve permanenza qui, a conclusione del viaggio, abbiamo modo di toccare con mano, abbracciandoli e coccolandoli, il bisogno di amore autentico di tanti bambini che vengono accolti in queste strutture. Per lo più orfani di madre, alcuni sieropositivi dalla nascita, è con i loro occhi nei nostri che facciamo ritorno in Italia. Portando con noi il ricordo di un viaggio verso l’interno, in tutti i sensi.


(Le foto sono dell’autrice; per informazioni e approfondimenti: www.cope.it)

sabato 1 settembre 2012

Bagamoyo Festival of Arts and Culture 2012

Welcome to Bagamoyo and a week of exitement and African culture.  TaSUBa (Institute for Art and Culture Bagamoyo) host this festival of traditional dance and music, perfomances, acrobatics, exhibitions, workshops and much more, this year it will take place in September from 24 to 29!
     
The first venue of the festival was the shade of a mango tree. Today the festival is staged at the new TaSUBa Theatre, a 2000-seat amphitheatre with modern sound and lighting facilities - the largest venue for performing arts in all of East Africa.   
The festival dates back to the early days of the Bagamoyo College of Arts, the institute now known as TaSUBa.  The festival was initially established to display the works of the students and teachers at the college. Since the start in 1982, the festival has grown to an annual 6-day event with performances of many different styles from many different countries.
The Bagamoyo Festival of Arts and Culture focuses mainly on Tanzanian and East African music, dance and theatre. Both traditional and contemporary performances are on display, roots and fusion hand in hand. Music include ngoma, afro jazz, bongo flava, reggae, African fusion and taarab.



Maggiori informazioni sul sito ufficiale:
http://bagamoyofestival.weebly.com/index.html